Nel primo articolo mi sono dedicato all'annosa questione della mediazione vista dal mondo forense, è notizia di questi giorni che la mediazione si avvia a diventare materia di insegnamento nelle scuole; è proprio la notizia che ci voleva.
Da anni molti appassionati di mediazione sono alla ricerca della modalità più efficace per far conoscere l'istituto della mediazione ma sembra che i risultati continuino ad essere deludenti e questo è indubbiamente dovuto alla difficoltà del mondo forense di adeguarsi al cambiamento.
Ogni attività che sia commerciale o professionale, ha bisogno di interpretare il cambiamento della società e delle esigenze di coloro che ne usufruiscono; se un prodotto non risponde più alla domanda del mercato chi lo produce dovrà correre ai ripari per capire se il prodotto può essere modificato oppure addirittura sostituito. Nel mondo delle professioni avviene lo stesso, se il modo di interpretare una professione rimane ancorato al passato, questo produrrà un esodo della clientela che preferirà scegliere colleghi, oltre che magari meno dispendiosi, anche al passo con i tempi e con le richieste che il mercato pone quotidianamente.
Un esempio è proprio la professione di Avvocato; il mondo forese nel caso della mediazione ha provato possiamo dire di tutto e ne riassumo senza timore gli aspetti salienti:
- utilizzare la sentenza di incostituzionalità della mediazione non nel suo reale valore, ossia difetto di delega dove il problema era chi doveva fare cosa e non il merito, mentre ha propagandato tale bocciatura come una prova dell'inconsistenza dell'istituto, tronfiandosi di un pronunciamento per poi strumentalizzarlo a proprio piacimento. Il risultato è che le mediazioni post sentenza si sono contratte al punto di diventare inferiori numericamente a quelle che si tenevano quando non c'era l'obbligatorietà e si chiamavano conciliazioni. E' quindi evidente che più che un garantire i propri clienti è diventato un malcelato boicottaggio contro l'istituto nel mero desiderio di "polverizzarlo" senza se e senza ma
- la "mediaconciliazione", questo termine, coniato ad arte dal mondo formense è nato proprio con l'obiettivo succitato essendo tra l'altro termine improprio sotto tutti i punti di vista: media ricorda il mondo dei mass media e abbinato a conciliazione non conferise assolutamente al termine alcun significato se non una sorta di ripetizione; tale infelice tentativo ha prodotto risultati mediocri perchè di fatto è stato un piccolo sasso nello stagno che ha esaurito in breve i suoi effetti, prova è che tale termine è finito lentamente in disuso ma certo non ha contribuito a migliorare la conoscenza dello strumento;
- non meno roccambolesche sono state le richieste di modifica della normativa come l'introduzione dell'Avvocato "mediatore di diritto", sembrerebbe anche qui un gioco di parole e potrebbe fare credere che la richiesta sia di un mediatore che sia Avvocato ed esperto di diritto, invece no, il tentativo purtroppo andato a segno era quello di creare una corsia privilegiata ed esclusiva al mondo forense. Il risultato è che un neo Avvocato che ha appena sostenuto l'esame di abilitazione dopo essersi studiato bene il Decreto n. 28 del Marzo 2010, comprese modifiche e magari (improbabile) anche un poco di giurisprudenza, ma senza aver la benchè minima conoscenza di alcuna tecnica di mediazione possa iscriversi in qualità di mediatore civile e commerciale in un organismo e fare la prima mediazione come prima esperienza legale! Sembra assurdo ma esiste in Italia un organismo di mediazione che cerca e recluta "mediatori di diritto" richiedendo esplicitamente di essere mediatori senza alcun corso di formazione, difficile non indignarsi per chi da anni si occupa di mediazione con passione e dedizione e sa benissimo come diventare mediatori non sia una cosa da "corso per corrispondenza" ma sia prima di tutto una presa di coscenza delle proprie capacità ed attitudini e in questo caso la scelta degli Avvocati è chiara: se ti troverai uno di quei mediatori al tavolo non potrai che essere d'accordo con chi ti dice che la mediazione non serve a nulla;
- l'Ordine degli Avvocati ha avuto anche una brillante idea, costituire degli organismi propri dove possono accedere "solo Avvocati", un esperimento fatto anche dai Notai ma fallito miseramente, mentre tutti gli altri organismi (specialmente quelli che seriamente hanno creduto nella mediazione) hanno dato spazio a tutte le professionalità non privandosi di alcuna risorsa, il mondo forense avvia una "privatizzazione" di una materia che NON E' PRIVATIZZABILE.
- l'introduzione del "primo incontro", considerato un grande risultato che tuttavia appare del tutto discutibile; rimangono diversi interrogativi aperti che non analizzarò in questo articolo come: quando si può considerare un conflitto NON mediabile? Perchè il primo incontro deve essere sostenuto "gratuitamente" da organismo e mediatore?
Infine mi sento di fare presente che forse la giusta via la stanno trovando coloro che si occupano della scuola: è notizia odierna del progetto di introduzione della mediazione nelle scuole come insegnamento e, ATTENZIONE, non l'insegnamento del Decreto n. 28 del 2010 con modifiche e giurisprudenza ma come GESTIONE DEL CONFLITTO, un salto "quantico" che azzera ogni visione romantica del mondo forense perchè ne minerà alle fondamenta le intenzioni.
Il risultato sarà che nel tempo la mediazione si affermerà come "MODUS VIVENDI" e si avrà un ricordo sbiadito di chi per lunghi anni ha BOICOTTATO l'istituto a tutela dei propri e solo dei propri interessi.
Non è un male tutelare i propri interessi, male è NON informarsi, NON fermarsi a conoscere quello che si critica, NON avere lungimiranza, NON avere rispetto del fruitore dei tuoi servizi, NON comprendere che un cliente felice è un cliente che rimane con il proprio professionista, un cliente tenuto "al guinzaglio" e spremuto sarà un cliente perso prima o poi e poi..... la voce gira.
Devo assolutamente terminare sgombrando il campo da un frequente luogo comune: quando parlo di "mondo forense" non mi riferisco a tutti gli Avvocati perchè non esiste una sorta di "marchio" che rende omogenei soggetti che decidono di svolgere una qualsivoglia attività ma mi riferisco alla maggioranza di essi o a coloro che contano e decidono per la maggioranza; confesso che non saprei dire in quale di queste situazioni si trova la profesione forense ma penso che sia prima di tutto interesse proprio degli Avvocati prendere posizione su questo STATUS QUO e cambiare le cose proprio per non essere considerati un numero ma fare sentire la propria voce.
L'Avvocato Mediatore, se bravo e capace, è una risorsa inestimabile quanto rara e ha bisogno del rispetto proprio del suo ordine di appartenenza.
Nel prossimo articolo procederò in questo cammino e i miei articoli rimarranno sempre sul mio sito come testimoni del cambiamento che sono sicuro avverrà, anche se penso ci vorrà ancora molto tempo; la mia sicurezza nasce dal fatto che sento che quando si fallisce, forse ci vorrà tempo per comprenderlo, ma poi sarà interesse di tutti lasciare alle spalle gli errori e trovare nuove strade.
Alfonso Lanfranconi