"Esiste la violenza giusta?" - Parte Seconda

Oggi non è facile riuscire a ragionare sulla violenza quando ci raggiungono da ogni versante fatti che mettono a dura prova la nostra pazienza. Fatti che partono dall'informazione e passano attraverso colleghi di lavoro, amici e parenti.

L’informazione tenta di alzare quotidianamente l’asticella portando alla nostra attenzione casi di violenza sempre più eclatanti con lo scopo di avere come ritorno il nostro contributo alla crescita economica delle loro entrate; tutti gli operatori del settore hanno una chiara funzione seppur volutamente taciuta: “fare utili”, il compito primario di un’agenzia di informazione non è diverso da quello di una multinazionale che vuole promuovere al meglio il proprio prodotto.

Le notizie negative sono più convenienti di quelle positive e non è certo la carenza di quest’ultime a dettare la scelta delle prime. Avremo modo di approfondirne le ragioni.

Non esiste oggi possibilità di prescindere da questa considerazione per onestà intellettuale e riconoscerlo e tenerlo presente è il primo passo per dare il giusto peso alle notizie e all'effetto che hanno sulla nostra vita.

E’ ancora diffusa la convinzione che ogni singola attività dell’uomo debba tenere presente in primis l’aspetto economico, considerando questo approccio ispirato dalla convenienza.

E’ proprio se rifletto sulla convenienza che posso provare invece ad interrogarmi chiedendomi se non è più conveniente ciò che migliora la mia vita nel suo complessivo abbandonando l'idea che ciò passi solo ed esclusivamente dall'aspetto economico.

E' un discorso molto ampio ma ci porterà a comprendere al meglio l'inutilità della violenza e l'infondatezza del suo ruolo nella risoluzione di qualsiasi conflitto.

Qui voglio soffermarmi su un brano di Jovanotti, "Fango" dal quale estraggo frasi che considero un manifesto che descrive dove siamo arrivati oggi e che non può non interrogarci:

“La tele dice che le strade son pericolose, ma l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente; il profumo dei fiori l'odore della città, il suono dei motorini il sapore della pizza; le lacrime di una mamma le idee di uno studente, gli incroci possibili in una piazza; un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te ma ti guardi intorno e invece non c'è niente.”

Riprenderò può volte il testo di questa canzone perché pregno di significato e perché coniuga due aspetti molto rilevanti, il primo è il fatto che questo messaggio è diretto ai giovani per i giovani, che sono e rimarranno sempre i principali interpreti della storia, essendo gli individui che si formano per il domani e il fatto che questo massaggio è contenuto e trasmesso dalla musica, attraverso il suono, canale privilegiato di collegamento tra l’esteriore ed il nostro interiore.

Mi ha colpito la frase "l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente" e questa è la ragione che porta l’informazione ad alzare sempre di più il tiro e lo stesso dicasi per chi decide di passare il proprio messaggio attraverso gesti violenti.

Violenza, ecco nuovamente questa parola che ritorna e che mi vede nuovamente convinto della sua intrinseca INUTILITA’; l’utilizzo della violenza è l’impossibilità di trovare uno spazio di parola, l’incapacità di misurarsi con se stessi e non posso non porre nuovamente l'accento sulla debolezza; la violenza è uno strumento residuale, la scorciatoia che utilizzo per voltare le spalle al mio essere e l'incapacità di farmi sentire in altro modo.

Allora diventa fondamentale non accettare di appartenere a quel sistema che vuole che subisca quotidianamente stimoli che contribuiscono ad alimentarla portandomi poi a ritenerla strumento privilegiato di risoluzione dei miei conflitti.

E’ importante liberare la propria vita dalla violenza e per farlo dovremo prima di tutto riconoscerne l’inutilità e per farlo abbiamo tantissimi spunti in tal senso, spunti che saranno oggetto dei miei prossimi articoli.

Una breve citazione al mio articolo sul Rasoio di Occam mi porta a sottolineare nuovamente che questo percorso sarà il più possibile scevro da ogni condizionamento, da ogni struttura che complicherebbe ed appesantirebbe il cammino; a titolo di esempio non serve "inquinare" i ragionamenti con politica, religione o qualsiasi attività rappresentata da più individui che possa creare aggregazioni improprie tra chi mi legge, SPORCANDO la nostra lente che deve farci vedere l'unico importante obiettivo che è quello della felicità di ogni individuo.

 

Fango” – Artista: Jovanotti – Album: Safari - 2008

 

 

Parti già pubblicate: