Conflitto armato

La figura del mediatore, questo sconosciuto

Ci sarà sempre un conflitto
tra quello che so è quello che sento.
(EM Cioran)
 
I più grandi conflitti non sono tra due persone ma tra una persona e se stessa.
(Garth Brooks)
 
Il conflitto è componente integrante della vita umana, si trova dentro di noi e intorno a noi.
(Sun Tzu)
 
Esiste un porto sicuro dove provare a trasformare il conflitto, si chiama mediazione in tutte le sue declinazioni,
il mediatore, soggetto terzo rispetto alle parti, facilita la comunicazione senza giudizio e ponendo al centro del proprio operato la capacità di ascoltare attivamente.
 
In un mondo dove l'informazione non informa più, dove prevale chi alza la voce, chi muove le leve del potere, chi esercita la violenza verbale contro la persona tralasciando il problema, arriva nuovamente in soccorso il mediatore.
 
Attraverso la maieutica del mediatore civile e commerciale e familiare, l'accoglimento delle emozioni del mediatore umanistico e penale, le parti in conflitto possono provare a dare uno sguardo diverso sulle ragioni che li oppongono.
 
La mediazione è coperta dalla privacy, il mediatore non dirige le parti, non ha burattinai che lo instradano per l'ottenimento di qualche supremo risultato; il mediatore accoglie l'escluso, il discriminato, il debole, l'arrabbiato, non impone nessun "pass" per accedere al proprio spazio di parola.
 
Tutto ciò accade se il mediatore ha una preparazione e una attitudine particolari.
La preparazione lungi dal fermarsi a quella di natura giuridica, spingendosi nel campo della psicologia del conflitto senza per questo accavallarsi ad alcuna professione o attività esistente.
Il buon mediatore accompagna le parti verso l'esplorazione dei bisogni e degli interessi che albergano nel profondo di ognuno, e si pone in posizione equi-prossima rispetto ai confliggenti.
 
Il conflitto nasce dal confronto ed ha una natura benefica se diventa uno strumento di conoscenza di se stessi, perchè l'altro è solo il veicolo che risveglia la nostra essenza nella relazione e diventa un dono per permetterci di fare una profonda introspezione sulle ragioni che ci portano a scontrarci con il prossimo.
 
Il conflitto non va confuso con la violenza, quest'ultima si affaccia quando il conflitto entra in un'escalation fatta di elementi facilmente osservabili da un occhio analitico.
Ecco perché oggi la Giustizia diventa sempre meno il luogo dove rivolgersi per dirimere una controversia; il Giudice analizza la controversia producendo una sentenza che lascia "scontenta" la relazione e produce vincitori e vinti, ma vincitori e vinti da sempre hanno sviluppato solo acrimonia e ulteriore indurimento della relazione e difficilmente una distensione.
 
Il mediatore è quindi un "faro nella notte della relazione" di una società sempre più improntata alla ricerca della supremazia sul prossimo, animata dall'ego, dalla rivalità dal "morte tua vita mia".
Diventa così più agevole comprendere quali siano le materie che si possono devolvere all'intervento del mediatore, semplicemente tutte quelle dove sono presenti esseri umani in relazione, quindi semplicemente tutte;
rimane solo un'attenta ricerca per entrare nel conflitto attraverso un mediatore che accolga il caos con competenza e professionalità e.... un pizzico di predisposizione ad una attività che non si improvvisa ma si si sente fino nelle radici della propria essenza.