Fino a che non cambierà la cultura in Italia...

Quante volte vi è capitato di sentire questa frase? "Deve cambiare la cultura in Italia"; una frase che sembra essere valida per ogni stagione.

Sono stato anch'io più volte vittima di questa affermazione, poi un giorno mi sono fermato a riflettere e sono nuovamente tornato sullo stesso punto che da tempo mi attrae e cioè se il mondo può cambiare dall'alto oppure dal basso.

Sembra una domanda dalla risposta semplice invece è tutt'altro che semplice se ognuno di noi continua quotidianamente a prendersela con chiunque abbia una posizione superiore alla propria, credenze religiose comprese; 

sento forte il mio ruolo su questa terra come un ruolo che NON si possa definire "subalterno" e quotidianamente gioisco della mia unicità e del dono di poter essere un valore aggiunto per il mondo che mi circonda;

è quindi abbastanza chiaro che ritenga qualsiasi cambiamento una realtà che parte dal microcosmo e sia affidata alla più piccola particella che nel nostro caso è rappresentata dal singolo individuo.

Diventa allora chiaro perchè oggi sia difficile un "cambiamento di cultura" in una società dove questo cambiamento sembra essere sempre più derogato "all'alto" facendo di noi un aggregato che funziona solo in quanto massa e non come attività di ogni singola, distinta, preziosa e irripetibile parte del tutto.

Se ci rispecchiamo in questa modalità di vedere le cose allora possiamo comprendere come "il cambiamento di cultura" sia qualcosa che può avvenire solo a partire da noi stessi senza se e senza ma.

La mediazione esiste da quando esiste l'essere umano, ben prima della "giustizia" sorta ben dopo la prima, e nonostante ciò, nonostante la mediazione sia di fatto il nostro modo di rapportarci all'altro "naturalmente", invochiamo un cambio di cultura, quando forse basterebbe fermarsi un attimo e comprendere che più che cambiare gli altri il vero lavoro, il più arduo è quello di passare dall'attesa che ciò accada "cadendo dall'alto" a quella di portare l'esperienza della mediazione nel nostro quotidiano facendoci artefici di quel pensiero che ci vuole connessi tra individui in un progetto che non ha bisogno di scomodare alcuna religione essendo incarnato in quello già ampiamente espresso attraverso la nostra natura.

Non lasciamo agli "altri" decidere quello che solo noi possiamo decidere, interpretiamo la parte degli attori perchè questo siamo nel cinema della vita, e se lo faremo non potremo che guadagnarci tutti e allora scopriremo il valore della mediazione che dovrebbe essere la base del nostro comportamento quotidiano, dovrebbe indubbiamente entrare a pieno titolo in quelle aule (la scuola) dove l'individuo si attrezza alla vita, aule che diventerebbero colme di speranza e progettualità nella costruzione di quel legame imprescindibile tra gli individui che è la relazione, l'interazione che è il motore propulsore e necessario all'esistenza.

Non posso non citare l'Avvocato Mediatore Mahatma Gandhi:

Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo