Le origini della mediazione familiare
Nel 1974 ad Atlanta, Georgia, nacque il primo centro privato di mediazione per le famiglie, grazie all’opera dell’avvocato e psicologo statunitense James Coogler.
Coogler, visse personalmente un drammatico divorzio sia sotto il punto di vista economico che emotivo. Gli eventi lo portarono ad affermare che la normale “procedura avversariale” del processo, così da lui così definita, sia pure dopo la diffusione del divorzio senza colpa, non era il metodo migliore per affrontare una questione così complessa e delicata come la dissoluzione di un matrimonio.
Costituì così un centro di mediazione che non aveva come obiettivo di evitare un siffatto spiacevole possibile epilogo, ma quello di rendere la separazione il meno dolorosa possibile, aiutando i coniugi a raggiungere un accordo condiviso su tutti gli aspetto legati al nucleo familiare come affidamento dei figli, visite dell'altro coniuge, separazione rispettivi patrimoni ed eventuale assegno di mantenimento.
Anche in Inghilterra, negli anni '80, con la nascita e diffusione dei centri di mediazione autonomi rispetto al sistema giudiziario, porto la Low Society of England a riconoscerne l'importanza e nel 1988 nacque la prima Family Mediators Associations, e solo nel 1996 arrivò il Family Law Act, legge che riconosce la diffusione e l'utilità della mediazione prevedendo la partecipazione obbligatoria delle parti, insieme o separatamente, ad almeno una seduta di mediazione.
Nel medesimo anno anche in Francia giunse a compimento una importante riforma che rese la mediazione fondamentale per i giudici civili in ogni stato e grado con l'inserimento di un titolo VI-bis nel Nouveau Code de Procedure Civile, grazie al decreto 22 luglio 1996, n. 92-652, che permise ai giudici di nominare, con il consenso delle parti, un terzo "mediatore" ai fini di trovare una soluzione condivisa al conflitto che le vede coinvolte. Questo tipo di mediazione viene introdotto tuttavia per alleviare il carico del contenzioso civile e solo la L. n. 439 del 2004 troverà posto nel Code Civil come attività complementare a quella del giudice, analogamente a quanto avviene in Inghilterra con la possibilità di imporre ai coniugi la partecipazione ad una prima seduta informativa sullo svolgimento e finalità della mediazione.
E' il 1987 l'anno dove la mediazione appare anche in Italia con la costituzione a Milano dell’associazione GeA (genitori ancora), nata per diffondere la conoscenza e la pratica della mediazione familiare, è così che i primi centri di mediazione nascono e si sviluppano ma solo per impulso e iniziativa privata, anche se con il sostegno pubblico, da parte degli enti locali.
Il modello praticato dal GeA, quale quello della mediazione integrata, che evidenzia non tanto il limite imposto all’oggetto della mediazione familiare, quanto quella salutare collaborazione in autonomia, che deve presiedere ai rapporti tra i mediatori e i difensori delle parti e che costituisce uno dei più sicuri anticorpi a ogni impropria commistione dei ruoli, risulta sostanzialmente condiviso da tutti i centri aderenti alla SIMeF, la prima associazione mediatori familiari creata in Italia.
Nei centri che aderiscono al modello di mediazione sistemico-relazionale proposto da AIMS, si preferisce seguire un modello di mediazione globale, in cui la discussione sugli aspetti emotivi e relazionali, relativi al rapporto con i figli, ma non solo, non è disgiunta dal confronto sugli aspetti economici e patrimoniali, poiché si ritiene che spesso derivino da questi ultimi gli ostacoli più forti a una serena comunicazione tra i coniugi: si ritiene che la mediazione si distingua da altre forme di intervento proprio per la sua capacità di concentrarsi sugli aspetti concreti e di raggiungere decisioni comuni su specifiche questioni.
Un atteggiamento più eclettico è invece quello della terza associazione nazionale l’AIMeF, che riunisce diversi centri di mediazione esistenti in Italia e che secondo l’art. 4 del suo regolamento interno accoglie i soci appartenenti a diverse scuole di formazione per mediatori familiari, per cui i modelli operativi possono risultare diversi, non omogenei, seppur nel rispetto delle regole presenti nello statuto.
In Italia è importante ricordare la L. n. 54 del 2006 sull’affido condiviso, primo atto in cui si comincia a parlare concretamente di mediazione.