La relazione porta al conflitto? La crisi è tale se produce un cambiamento. Il cambiamento riguarda ogni individuo nella sua unicità.
"La relazione, che si basa sul bisogno di chiedere qualcosa, porta solo al conflitto. […] Tutti noi siamo reciprocamente interdipendenti, ma pretendiamo di usare gli altri per realizzare i nostri scopi particolari. E quando c’è un obiettivo da raggiungere, la relazione viene distrutta. Se io sfrutto voi e voi sfruttate me, non può esserci contatto tra noi. Una società che si basa sullo sfruttamento reciproco porta in sé l’essenza stessa della violenza. […] Come potreste essere in comunione con qualcuno che usate alla stregua di un mobile, perché così vi fa comodo? Per questo è estremamente importante capire il significato della relazione nella nostra vita quotidiana."
Tratto da "Il libro della vita: Meditazioni quotidiane" di Jiddu Krishnamurti
Da questo passo di Krishnamurti si evince la ragione del fallimento della società odierna; molti non conoscono la la radice della parola "crisi":
CRISI: dal greco KRISIS = SCELTA, da KRINO = DISTINGUERE
La crisi quindi è tale se produce un cambiamento.
La relazione tra gli esseri viventi in genere è necessaria e vitale e, per quanto oggi alcuni pensino di poterne prescindere in un epoca animata dall'ego, siamo invece tutti reciprocamente interdipendenti.
Non è forse uno svilimento del concetto di interdipendenza credere che la nostra affermazione e sopravvivenza possa solo passare dall'utilizzare la relazione ai fini dei propri interessi materiali?
L'interdipendenza non si basa sullo sfruttamento dell'altro, ma si nutre della condivisione del cammino comune e del reciproco aiuto.
Spesso si considera il regno animale come esempio per giustificare l'aggressione al prossimo al fine della sopravvivenza, dimenticandosi che non esiste nel regno animale alcuna violenza "gratuita" e strumentale alla soddisfazione voluttuaria di bisogni che non sono reali bisogni ma semplice schiavitù e una forma di dipendenza.
E' così che, con lo sfruttamento reciproco si arriva all'escalation del conflitto che poi porta poi alla violenza, con l'identificazione del problema in colui che ce lo sbatte in faccia, fino all'esasperazione, che in rari ma non rarissimi casi, porta all'eliminazione dell'altro come unico modo possibile per eliminare il problema alla radice.
Il conflitto è una risorsa, un'opportunità per dialogare ed essere severi con se stessi, per accogliere la propria caducità, come viatico per migliorarsi e per arrivare a considerare l'altro come uno strumento di liberazione e non come un soggetto obbligatoriamente perturbante, solo perchè esiste un dissenso.
Il cambiamento quindi, riguarda ogni individuo nella sua unicità, attraverso uno sguardo sincero e lucido sulle proprie azioni.
Se si vuole essere giudici dell'operato altrui è bene quindi prima fare palestra su se stessi, solo così facendo, si comprenderà quanto sia difficile ammettere i propri limiti e finitezze.